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lunedì 14 dicembre 2015

Rebecca: colei che avvince con le sue grazie... Ma Becchina allora che fa?


Rebecca è un nome d'origine ebraica che significa "colei che avvince con le sue grazie". 
Rebecca nella Bibbia è la moglie di Isacco, la madre dei gemelli Esaù e Giacobbe (quelli della primogenitura e del piatto di lenticchie) e la nipote di Abramo.
Perciò anche il nome Becca, derivando da Rebecca, deve per forza contenere in sé la stessa accezione. 
E Becchina – il nome della donna amata da Cecco Angiolieri – cosa vorrà dire? Si tratta di un semplice diminutivo di Becca o vuol significare altro?

E poi, se Beatrice per Dante è colei che lo rende beato, allora cosa sarà Becchina per Cecco? 

Sicuramente i sentimenti del poeta senese sono diversi da quelli provati da Dante. Come quelli esplicitati nel sonetto "Quando veggio Becchina corrucciata", in cui Cecco spiega come, di fronte alla di lei arrabbiatura, vorrebbe trovarsi da tutt'altra parte, tanto gli fa paura. Una paura tale che, se avesse coraggio, si potrebbe descrivere come quella che proverebbe un giovane apprendista tremante di fronte alla minaccia di una "palmata" educativa del maestro... Non vorrebbe mai essere nato piuttosto che provare tale afflizione e maledice...

Buona lettura! 

Quando veggio Becchina corrucciata
di Cecco Angiolieri

Quando veggio Becchina corrucciata, 
se io avesse allor cuor di leone, 
sì tremarei com’un picciol garzone 
quando ’l maestro gli vuol dar palmata.

L’anima mia vorrebbe esser non nata, 
'nanzi ch’aver cotale afflizïone; 
e maledico el punto e la stagione 
che tanta pena mi fu destinata.

Ma s’io devesse darmi a lo nemico, 
e’ si convien che io pur trovi la via
che io non temi el suo corruccio un fico. 

Però, s’e’ non bastasse, io mi morrìa; 
ond’io non celo, anzi palese ’l dico, 
ch’io provarò tutta mia valentìa.



Per sapere di più su Becchina.



S'i' fosse foco

sabato 12 dicembre 2015

"Juana la Loca", Giovanna la Pazza

Giovanna I di Castiglia
Giovanna I di Castiglia ritratta con Filippo il Bello d'Austria, il suo consorte

Elegia a Donna Giovanna la pazza
di Federico García Lorca

Principessa amorosa senza essere corrisposta.
Garofano scarlatto in valle fonda e spoglia.
La tomba che ti serba stilla la tua tristezza
attraverso quegli occhi che ha aperto sopra il marmo.

Tu eri una colomba dall'anima gigante
il cui nido fu sangue di terra castigliana.
Diffondesti il tuo fuoco su un calice di neve
e al volerlo attizzare ti spezzasti le ali.

Sognavi che il tuo amore fosse come l'infante
che ti segue sommesso raccogliendo il tuo manto.
E anziché fiori, versi, e collane di perle
la Morte ti offrì rose appassite su un ramo.

Portavi sul tuo petto l’incredibile aurora
di Isabel de Segura, Melibea. Il tuo canto,
allodola che guarda spezzarsi l'orizzonte,
diventa d'improvviso monotono e amaro.

fa fremere il tuo grido i pilastri di Burgos.
Spossa la salmodia del coro certosino.
E si scontra con gli echi delle lente campane
perdendosi nell'ombra tremante e lacerato.

Avevi la passione che dà il cielo di Spagna.
Passione del pugnale, dell'occhiaia e del pianto.
Principessa divina del crepuscolo rosso,

con la rocca di ferro e d’acciaio il filato!

Non avesti mai un nido, afflitto madrigale,
né il liuto giullaresco che singhiozza lontano.
Fanciullo il tuo giullare, dalle squame d'argento
e un'eco di tromba il suo accento amoroso.

E tuttavia eri nata apposta per amare,
fatta per i sospiri, le carezze e i deliqui.
Per piangere tristezza appoggiata al petto amato
disfogliando una rosa d’odori tra le labbra.

Per guardare la luna ricamata sul fiume
sentir la nostalgia che il gregge trascina.
E guardare gli eterni giardini delle ombre.
Oh bruna principessa che dormi sotto il marmo!

Sono i tuoi occhi neri aperti nella luce?
O serpenti si avvinghiano sui tuoi seni spossati … ?
Quale fine i tuoi baci lanciati contro il vento?
Che fu della tristezza del tuo amore malnato?

Nello scrigno di piombo, fra le ossa del tuo scheletro,
il tuo cuore sarà andato in mille pezzi.
E Granada ti serba come una reliquia,
oh bruna principessa, che dormi sotto il marmo!

Eloisa e Giulietta furono due margherite
ma tu fosti un garofano scarlatto insanguinato
che venne dalla terra dorata di Castiglia
a dormire tra neve e casti cipressi.

Granada era il tuo letto di morte, Donna Juana,
i cipressi i tuoi ceri, la sierra il tuo retablo.
Un retablo di neve che calmi le tue ansie
e con l'acqua del Dauro che ti passa vicino!

Granada era il tuo letto di morte, Donna Juana,
quella di torri antiche e del giardino inquieto,
quella d’edera morta fissa sui muri rossi,
quella di nebbia azzurra e del mirto romantico.

Principessa amorosa e neanche corrisposta.
Garofano scarlatto in valle fonda e spoglia.
La tomba che ti serba stilla la tua tristezza
attraverso quegli occhi che ha aperto sopra il marmo.


Per approfondire...
Giovanna I di Castiglia era davvero pazza o fu vittima delle scelte sciagurate del marito e del padre?




giovedì 10 dicembre 2015

Fiat Lux: vera poesia per gli occhi e per le orecchie



Compassione, umanità, mondo naturale, cambiamenti climatici: il tutto in una poesia sonora e visiva realizzata per inaugurare il Giubileo.
“Fiat Lux: illuminare la nostra casa comune”, "Fiat lux: illuminating our common home".

"Lo spettacolo della Natura sulla Basilica di San Pietro", articolo di Focus.it.