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venerdì 6 novembre 2015

Shakespeare VS Dolce Stil Novo

Dopo trecento anni circa, William Shakespeare, il celeberrimo bardo inglese, si permette di prendere in giro gli imitatori degli stilnovisti e quel genere di poesia che loda la donna angelicata utilizzando paragoni divenuti oramai obsoleti e ripetitivi, scrivendo un sonetto davvero divertente:


Sonetto 130, "My mistress’ eyes are nothing like the sun…"

Gli occhi della mia donna non sono come il sole; 
il corallo è più rosso del rosso delle sue labbra:
se la neve è bianca, allora il suo petto è grigio;
se i capelli sono filamenti, sulla sua testa crescono fili neri.

Ho visto rose damascate, e rosse, e bianche, 
ma non ne vedo sulle sue guance;
e in certe fragranze c’è più delizia
che nel suo fiato. 

Amo sentirla parlare, eppure so
che la musica ha un suono più lieto:
non ho mai visto camminare una dea

– la mia donna, quando cammina, calpesta il suolo:
ma, giuro, il mio amore è così raro
come raro è ciò che da falsi paragoni è sminuito.


Si tratta, in fondo, di vero amore.

Per approfondire:
lo strumento retorico usato è quello dell'ironia, così come ci spiega Andrea Tarabbia nell'articolo "L’ironia di Shakespeare e la sua fidanzata brutta".



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